“Rosso Reloaded”: un dialogo con la morte

Con maschere e marionette, Gruppo Uror in Rosso Reloaded affronta l’enigma più antico: la Morte.

Nel ventre scuro del teatro, dove la luce tremola e l’ombra s’insinua come un presagio, la morte si moltiplica, si traveste, gioca, fugge e spaventa: un’entità cangiante, mai uguale a sé stessa, che attraversa la scena di Rosso Reloaded come un’eco inafferrabile.

 

Lo spettacolo di Evelina Rosselli e Caterina Rossi (Gruppo Uror) si apre in un buio fitto, quasi tangibile, da cui emerge una figura animalesca – un lupo con le mani insanguinate – simbolo primigenio della paura, istintiva e feroce. Il palco si riempie di cinguettii delicati, quasi inappropriati, come se la natura danzasse con l’idea di fine e di rinascita. Una madre e una figlia, intanto, inscenano un gioco macabro di travestimenti, come se fossero sul set di un crime; la morte si insinua come una burla, una finzione condivisa tra le due protagoniste, ma improvvisamente la leggerezza si incrina, la luce inizia a spegnersi per poi riaccendersi, le urla interrompono il gioco, la scena si frattura e la morte si trasforma in minaccia concreta, in qualcosa da cui fuggire a ogni costo. La figlia — che sembra richiamare la Cappuccetto Rosso evocata dal titolo dello spettacolo — in scena è una marionetta: il fantoccio diventa carne, la pelle finta sembra più reale di quella, viva, delle attrici e paradossalmente gli oggetti prendono un’anima, diventando i veri protagonisti di Rosso Reloaded. Nel ritmo vorticoso della rappresentazione l’angoscia non fa che aumentare.

 

Quando sulla scena compare anche la nonna, di spalle e in sedia a rotelle, la morte risveglia memorie, nostalgia, un passato che ritorna come luogo vivo e irripetibile. «Pensavo di avere più tempo», dice l’anziana alla nipote, ed è a questo punto che avviene la metamorfosi: mentre i personaggi passano dall’attrazione, alla repulsione, fino all’accettazione, la morte assume ora la forma fisica di un lupo, che getta la maschera e perde la sua natura minacciosa. Una melodia allegra accompagna i suoi passi, e il buio lascia spazio a un chiarore nuovo, non privo di malinconia, ma colmo di grazia.

 

La paura più comune di tutte, quelle di non esistere più, diventa coscienza inevitabile e l’unica soluzione è accoglierla trovando nella fine una sorta di bellezza, godendosi il fiore prima che appassisca e accettando tutte le forme del cambiamento. Gruppo Uror porta sul palco le varie sfaccettature della Morte, con la maiuscola, e tutte le possibili interpretazioni che ne derivano. Rosso Reloaded non vuole definire la morte, ma permette di farci pace senza confondere la sua essenza con l’immagine spaventosa che siamo abituati ad attribuire.

 

Giacomo Bargagni, Chiara Bosisio, Ludovica Leotta, Teresa Romanut, Viola Salvadori, Isabel Tesolat

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