La sicurezza a nudo: “Call of Beauty” di Nicoletta Nobile

Un’installazione performativa per ragionare sul labile confine tra pubblico e privato attraverso la centralità del corpo

In fondo alla stanza un corpo nudo: dà l’impressione di muoversi, ma i gesti sono lenti, quasi impn fonercettibili. Così facendo, la performer e autrice concede al pubblico – disposto liberamente nella sala – il tempo necessario per osservare e interagire con i suoi oggetti personali posizionati su cinque supporti bianchi: un mucchio di cerette usate, il libro Il mito della bellezza di Naomi Wolf ricoperto da un liquido verdastro, una foto del suo seno, il suo telefono incustodito senza password e tutti i suoi diari privati.  Questo è quello che vi aspetta all’entrata di Call of Beauty di Nicoletta Nobile: uno spettacolo installativo che provoca il pubblico mettendo in discussione i canoni estetici femminili ancora dominanti. Il visivo e il sonoro giocano un ruolo fondamentale per la riuscita dello spettacolo: voci estranee, corpi nudi proiettati, oscurità, luci rosse e l’apparizione improvvisa dell’attrice tra il pubblico contribuiscono a rendere l’esperienza conturbante e immersiva.

Call of Beauty riesce a ridefinire l’immaginario sulla nudità femminile, spesso relegata a semplice esposizione erotica, che può invece diventare un atto profondamente politico e poetico, capace di ribaltare lo sguardo che la oggettifica. È proprio lo sguardo, infatti, a plasmare il corpo, trasformandolo in immagine, in maschera costruita per compiacere aspettative esterne. In questo senso – ci ricorda Nicoletta Nobile – la bellezza femminile non è un dato naturale, ma un costrutto sociale e culturale che definisce ciò che è considerato degno di essere mostrato e desiderato. Riappropriarsi del proprio corpo significa anche riscrivere il significato stesso della bellezza.

 

Leonardo Borghini

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